L’epopea dei venditori di stampe
Al Museo Per Via, nel borgo di Pieve tesino
Oggi possiamo raggiungere ogni angolo del mondo in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo. Basta avere uno smartphone e in un attimo abbiamo tra le mani migliaia di immagini, video e mappe di posti meravigliosi lontanissimi da noi. Prima di internet c’era la televisione, che portava nelle case delle famiglie il mondo, in bianco e nero e a colori. Ma prima ancora cosa c’era? Come faceva, ad esempio, un signore che viveva in un paese nel cuore della Germania a sapere come era fatta Londra?
Il Museo Per Via a Pieve Tesino, uno dei Borghi più Belli d’Italia, ci racconta proprio questo. Quando i luoghi, le storie, ma anche le diatribe politiche e religiose viaggiavano su due gambe, quelle dei venditori ambulanti che dal Tesino, ai confini dell’Impero asburgico, raggiungevano i quattro angoli del globo. Una casséla piena di stampe, due solide pérteghe (gambe, nel dialetto tesino) e tanto coraggio. Tanto è bastato a Pieve Tesino, tra la fine del XVIII e nel XIX secolo, per incontrare il mondo.
Con Marco Odorizzi, direttore della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi che gestisce anche il Museo Per Via, ti accompagniamo in una storia che sembra incredibile e che lega questo piccolo borgo tra le colline al cuore dell’Europa.
Un’intuizione semplice ma efficace
La storia dei venditori ambulanti di stampe di Pieve Tesino comincia con un nome, quello della famiglia Remondini, proprietari di una stamperia a Bassano del Grappa, attiva dalla metà del Seicento.
Le stampe, nel XVII secolo, erano considerate un bene di lusso, visto gli ingenti costi di produzione tra macchinari e manodopera. I Remondini però ebbero un’intuizione: perché non portare le stampe nelle case di tutti?
Così, all’inizio del Settecento, cominciarono a produrre stampe povere, che potessero essere acquistate anche dai meno abbienti. Per farlo si servirono di matrici da stampa usate, a volte vecchie e rovinate che stampavano in maniera grossolana, ma a costi bassissimi. La colorazione era affidata a donne e bambini, pagati a cottimo. La qualità e la cura dei dettagli lasciavano spesso a desiderare ma questo standard di produzione permetteva ai Remondini di produrre ad un costo assolutamente competitivo.
In breve tempo i Remondini riuscirono a realizzare una quantità enorme di stampe. Non restava che trovare il modo migliore per distribuirle nelle varie piazze italiane ed europee.
Fu a questo punto che la storia dei Remondini si incrociò con quella dei Tesini.
Il mondo che viaggia sulle gambe dei Tesini
Gli abitanti di Pieve Tesino avevano già esperienza con il commercio ambulante, visto che nel XVII secolo si erano distinti come venditori di pietre focaie in tutta Europa. Così, abbracciarono con entusiasmo l’idea di diventare agenti di vendita dei Remondini.
A piedi, caricavano sulle spalle la cassetta con tutte le stampe da vendere, detta casséla, e si muovevano alla volta delle principali città europee per vendere le proprie merci, facendo sognare gli abitanti di quei luoghi portando loro immagini di paesaggi lontani, effigi di santi o stampe di satira politiche e religiosa, che talvolta andavano mostrate con discrezione.
Un’impresa emozionante, ma soprattutto faticosa. Sia per gli uomini che partivano, sia per le donne e i bambini che restavano, costretti a mandare avanti la casa senza le braccia del consorte e l’abbraccio di un genitore.
Sacrifici che però diedero i loro frutti.
I mercanti tesini riuscirono man mano a conquistare gran parte delle capitali europee, spingendosi in certi casi anche oltre oceano. I più talentuosi riuscirono ad aprire boutique di lusso nelle principali capitali europee, trasformando le loro botteghe di stampe in negozi d’arte veri e propri, e diventando essi stessi editori di stampe.
Questo successo si rifletté anche sull’estetica del borgo di Pieve Tesino, dove cominciarono a sorgere le bellissime ville dei venditori che avevano fatto fortuna. Tra tutte, la famiglia Daziaro, attiva in Russia e a Parigi, che nel corso dell’Ottocento giunse ad essere la fornitrice ufficiale degli zar di Russia. Ancora oggi, Villa Daziaro, alle porte del borgo, è una meravigliosa testimonianza di quell’epoca d’oro.
Il Museo Per Via: tre piani per raccontare un’epopea
Ti basta varcare la soglia del Museo Per Via per immergerti nel passato dei venditori di stampe del Tesino. Il museo è, infatti, ospitato in quella che fu casa Buffa Giacantoni, una famiglia di ambulanti che aveva fatto fortuna. È un museo di immagini, colorato, dove l’uso della luce, l’organizzazione degli spazi servono a farti calare nella storia che viene raccontata.
Si divide in tre parti: il piano terra racconta la storia dei venditori ambulanti, con una ricca collezione di stampe di ogni tipo, oggetti dell’epoca, contenuti audiovisivi, totem e interessanti ricostruzioni di ambienti e contesti, tra cui la riproduzione di una caffetteria ottocentesca che si poteva incontrare presso le stazioni di posta e dove gli ambulanti si fermavano per riposare, rilassarsi e fare affari.
Tra gli oggetti particolari che puoi trovare al primo piano c’è un certificato sanitario, unico documento obbligatorio che gli ambulanti dovevano portare con sé per circolare nell’impero. Attestava che il mercante non aveva malattie. Una sorta di green pass ante litteram.
Il primo piano del museo è usato per esposizioni temporanee, frutto del lavoro di ricerca portato avanti dallo staff del museo. Ogni mostra racconta come il mondo delle stampe si leghi alla storia, come nel caso della mostra del 2019 Lutero per via, che raccontava il ruolo delle stampe nella riforma, impiegata non solo per diffondere la dottrina ma anche per fare satira sulla Chiesa di Roma.
I due piani sotto il livello, stradale, infine, ricostruiscono gli ambienti familiari dell’epoca, per raccontare la storia delle persone che abitavano queste mura. Un modo per raccontare non solo il mondo di chi partiva, ma anche quello di chi restava a portare avanti la famiglia e la casa.
Un museo della comunità
Il Museo Per Via oltre ad essere un bel museo aperto al pubblico, è il luogo dove la comunità di Pieve Tesino si racconta ed elabora l’immagine di sé stessa. Quella di un borgo piccolo per dimensioni, in posizione decentrata ma pienamente inserito nella storia d’Europa.
Non è un caso che qui, a Pieve Tesino sia nato Alcide De Gasperi, tra i padri fondatori dell’Europa Unita. Una sorta di eredità degli antichi ambulanti del luogo che, con il loro girovagare, hanno contribuito ad avvicinare tra loro gli abitanti d’Europa. Ma questa è una storia che puoi scoprire nel vicino Museo Casa De Gasperi, a pochi minuti di cammino.
Il museo Per Via racconta tutto questo, e lo fa attraverso visite esperienziali in diverse lingue e attività didattiche che, oltre a raccontare la storia invitano, a sperimentarla facendo ricorso a giochi di ruolo o laboratori, come quello che insegna i rudimenti della stampa.
La "scatola” con una storia
Se c’è un oggetto che più di tutti racconta l’epopea dei venditori ambulanti del Tesino, quello è la casséla, la cassa di legno con la tracolla che i venditori usavano per portare in giro le loro immagini. Poteva pesare fino a quarantacinque chili e veniva protetta con teli cerati.
Ci racconta di come le idee e le immagini che danno forma alle idee, nell’età moderna si muovono ancora sulle gambe delle persone a consentire la veicolazione delle idee anche ai livelli più bassi della popolazione.
Nella casséla c’è la fatica di questa storia, ma anche il senso del movimento che è il minimo comune denominatore dell’Europa moderna: un continente che si muove, anche se a volte con difficoltà.