TRE OGGETTI CHE RACCONTANO TRE STORIE
Tre oggetti che raccontano tre storie
Prima di lasciare il museo, ci sono almeno tre oggetti che non puoi fare a meno di notare, per il valore simbolico di cui sono intrisi.
Il primo è la culla, che scopri nell’ultima stanza del museo. Non sappiamo se quella fu proprio la stanza dove nacque Alcide De Gasperi, ma il senso di quest’oggetto chiaro: il museo non racconta una storia finita, bensì una storia aperta, che continua.
Il secondo oggetto da non perdere è la foto di De Gasperi che prende la parola ai trattati di pace di Parigi. In questa foto si vede un figlio di una terra di confine, il Trentino, che dalla sua prospettiva particolare riesce a raccontare, più di chiunque altro, l’Italia al mondo, con tutte le sue contraddizioni. Sarà questo suo discorso a permettere all’Italia di riacquistare dignità, dopo gli anni bui del fascismo.
Il terzo oggetto curioso lo trovi all’inizio del percorso di visita: si tratta del corpetto indossato dalla donna seduta nel treno. Era un indumento tipico delle donne del Tesino, che racconta la vocazione internazionale di quest’angolo di Trentino, dove gli uomini si guadagnavano da vivere viaggiando per il mondo per vendere stampe. Al ritorno da ogni viaggio donavano alle mogli un ricamo da aggiungere al corpetto. Più ricami significavano più viaggi e quindi più successo. Ma questa è una storia che raccontiamo in un altro luogo, il “Museo per Via”, sempre nel borgo di Pieve Tesino, a due passi dal Museo Casa De Gasperi.