ALLA SCOPERTA DEI BORGHI PIÙ BELLI
In Trentino sono undici le località inserite nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia: nelle Giudicarie e nell’alto Garda, in Valle del Chiese e nelle valli dolomitiche, in Valsugana, Alpe Cimbra e Val di Sole. Sono altrettanti viaggi alla scoperta di tradizioni, antiche pietre, architetture rurali, segni del sacro
Appartati tra le montagne, quasi a cercarne una rassicurante protezione, circondati dai boschi o da distese coltivate che nei secoli sono stati fonte di sopravvivenza per le loro comunità, i borghi del Trentino aprono le porte facendo parlare le corti con le tipiche fontane in pietra, affreschi e segni del sacro sulle facciate, i porticati, i fienili e i ballatoi in legno dove ancora si fanno essiccare le pannocchie di granturco oppure le noci.
San Lorenzo, borgo del benessere. Situato ai piedi delle Dolomiti di Brenta, questo borgo è nato dalla fusione di sette Ville: Berghi, Pergnano, Senaso, Dolaso, Prato, Prusa e Glolo. Camminando senza fretta tra le stradine delle sette frazioni si possono ancora osservare rare architetture rurali caratterizzate da elementi architettonici unici come i “pont”, le rampe carrabili per accedere ai depositi di fieno, gli essiccatoi e i fienili nella parte alta delle abitazioni. Quasi a sottolineare il potere rilassante di questo borgo si scopre che maestri yogi e altri professionisti del benessere operano proprio qui. San Lorenzo è inoltre la patria della “ciuiga”, un insaccato presidio slow food al quale è dedicato un intero weekend di festa nel cuore dell’autunno. Si può degustare al Ristoro Dolomiti di Brenta, all’ingresso della Val d’Ambièz, magari dopo un’escursione.
Rango, dal cuore rurale. Salendo verso l’altopiano del Bleggio con le sue antiche pievi, attraverso un paesaggio rurale disegnato dalle coltivazioni della patata di montagna, si giunge a Rango. Il “portech de la Flor” è la prima tipica struttura abitativa che salta agli occhi. È il nucleo più antico e monumentale del borgo, esempio per tutti gli altri “porteghi” che nel tempo hanno impreziosito l’abitato. Portici, cantine, androni, grandi fontane e recinzioni in pietra, vie lastricate ed antiche dimore, si osservano nel cuore del borgo. Un vero compendio di architetture rurali giudicariesi, che sembrano vivere in quel passato di pastori, greggi, pellegrini, mercanti e viaggiatori. Pochi minuti di passeggiata separano il borgo di Rango da Balbido, il “paese dipinto”, per i murales colorati che ne decorano le case. La Noce del Bleggio, oggi presidio Slow Food, è alla base di tante gustose ricette locali e le hanno dedicato anche una facile passeggiata che si sviluppa su strade di campagna, tra prati e campi coltivati. Per una fetta di torta alle noci cotta nel forno a legna c’è il Panificio Riccadonna, mentre nel vicino abitato di Cavrasto l’Azienda agricola Il Noce è specializzata in prodotti a base di noci del Bleggio, dolci, pesti, olio e altro ancora.
Canale di Tenno, il borgo medievale. Si passeggia sui viottoli selciati dove si affacciano i caratteristici avvolti delle antiche abitazioni in pietra, passando sotto archi, porticati e robuste mura che collegano le abitazioni l’una all’altra. Uno dei riferimenti nel borgo, conosciuto anche all’estero, è la Casa degli Artisti “Giacomo Vittone” che ospita, da marzo a dicembre, esposizioni ed eventi artistici. La Locanda del Borgo nella piazzetta centrale è il posto giusto per uno spuntino e per assaggiare la vera specialità di questa zona, la carne salada e il suo contorno ideale di fasoi, i fagioli, o altri piatti a Km Zero. Un'alternativa è il Ristorante Antica Croce, a Tenno.
Bondone, il borgo sopra le nuvole. Siamo nel comune più a sud in Valle del Chiese, affacciati sulla sponda nord del Lago d’Idro, al confine con la Lombardia, dove questo borgo nasce storicamente comepaese di carbonai. Percorrerne le strade strette, anzi strettissime, passare sotto archi, prendere per viottoli che si trasformano in ripidi scalini tra le case, sfiorare i muri a secco coperti di muschio, ammirare gli affreschi che decorano alcune case come la “Madonna in Trono” (XVI secolo), è come tornare indietro a stagioni lontane e dure. Quando, cioè, i carbonai e le loro famiglie vivevano qui solo per quattro mesi e nei restanti si spopolava, sprofondando nel silenzio. Da non perdere una visita al vicino Castel San Giovanni, aggrappato alle rocce. Per una sosta con vista sul Lago d’Idro c’è il Ristorante Pizzeria Miralago nella frazione di Baitoni. Insieme ai piatti di pesce si può degustare la polenta fatta con la famosa farina gialla di Storo, prodotto simbolo della Valle del Chiese.
Mezzano, per una fuga romantica. Nella valle di Primiero, con le sue artistiche architetture in legno ed i suoi panorami dolomitici, questo borgo è un serbatoio di vita alpina e miniera inesauribile di idee che si materializzano davanti al visitatore negli angoli più nascosti: lungo le strette vie (le “canisele”), nelle piazzette, all’ombra dei ballatoi, di questo vibrante e unico museo sotto il cielo. Da visitare semplicemente passeggiando lungo alcuni percorsi tematici che invitano a rintracciare tra le case i “segni sparsi del rurale”, ma in particolare le celebri cataste di legna che qui si fanno arte grazie all’iniziativa Cataste&Canzei. Al Caseificio di Primiero si può acquistare la famosa tosèla, formaggio fresco tipico di questa zona e in estate anche il burro Botìro di malga e dopo un giro nel paese si può sostare al Ristorante la Lontra.
Vigo di Fassa, ai piedi del castello di Re Laurino. Nelle Dolomiti del Trentino c’è un altro “Borgo più bello d’Italia”, culla della cultura ladina, ai piedi del Gruppo del Catinaccio - Rosengarten, Patrimonio mondiale UNESCO che la leggenda vuole dimora di Laurino, il re nei nani. All’ingresso dell’abitato di Vigo si incontra il Museo Ladino, nelle cui collezioni è depositato il patrimonio della cultura materiale e delle tradizioni dei Ladini di Fassa. Vigo conta tante frazioni e tra queste Tamiòn, piccolo nucleo abitato a 4 km dal paese dove, tra le case con gli antichi fienili, sorge una chiesetta dedicata alla Santissima Trinità. Invece il santuario gotico di Santa Giuliana è uno dei più antichi della valle. È intitolato alla patrona della Val di Fassa e racchiude preziosi cicli di affreschi del XV Secolo. Sorge su un luogo di culto preistorico, il Doss del Ciaslìr, legato anche a vicende intrecciate con i processi per stregoneria che interessarono drammaticamente la comunità fassana nel 1627-28. Siamo sulla Strada dei formaggi delle Dolomiti che in Val di Fassa è rappresentata dal Cher de Fascia e dal Puzzone di Moena. Non mancano mai nei menù del ristorante tipico El Tobià a Vigo e dello “stellato” L’Chimpl nella frazione Tamiòn.
Luserna, la memoria cimbra. Un pugno di case che sembra come sospeso, quando alle prime luci dell’alba, le nebbie invadono la Valle dell’Astico e salgono fino a lambire l’orlo dello sperone roccioso che precipita a ovest del paese in questo fluttuante mare di vapori. Luserna/Lusérn, borgo di montagna a 1.333 m a sud - est di Trento, è davvero un’isola, l’ultima dove la lingua cimbra, antico idioma bavarese, viene ancora oggi correntemente parlata dal 90% della popolazione. Nella fascia pedemontana compresa tra l’Adige e la Brenta oggi si dichiarano cimbri in circa 1500 e tra loro anche la gran parte degli attuali 250 abitanti di Luserna. Appartato e immerso in questa cornice naturale di grande fascino è posto al confine centro-meridionale di un grande alpeggio che si estende tra Folgaria, Lavarone e Passo Vezzena a precipizio sulla Valle dell’Astico. A occuparsi della salvaguardia e della valorizzazione della cultura cimbra è il Centro Documentazione Lusérn/ Dokumentationszentrum Lusérn, ospitato nell’antica scuola tedesca ottocentesca, sede museale con sezioni dedicate alla storia e alle tradizioni, alla fauna locale, ai forni fusori dell’Età del Bronzo e alla Grande Guerra (proprio nella piazza e sulla chiesa di Luserna, all’alba del 25 maggio 1915, caddero le prime bombe italiane nei territori dell’Impero d’Austria e Ungheria). La Casa museo Haus von Prükk è l’emblema delle tradizioni di questa minoranza: è nata dal restauro conservativo di un antico maso che aveva mantenuto inalterate nel tempo le proprie caratteristiche di dimora contadina ottocentesca. Dopo una passeggiata tra i boschi attorno al borgo si può sostare al rifugio Malga Campo. Al Lusernarhof, invece, ricavato all’interno di tre antiche case cimbre che si affacciano sulla valle dell’Astico, si possono degustare piatti della tradizione.
Pieve Tesino, il paese degli ambulanti. Il borgo di Pieve Tesino è noto per aver dato i natali allo statista Alcide De Gasperi (1881-1954) al quale è dedicato il Museo Casa Degasperi. Pieve, così detto perché da immemorabile data è sede della Chiesa Pievana della valle, si apre a ventaglio ai piedi del Bosco di Santa Maria, ed è disposto su brevi terrazzamenti collegati tra loro da strade trasversali selciate ancora in parte dai "ciottolini" raccolti nel greto del vicino torrente Grigno (affluente della Brenta), e, nella parte alta, da ardite scalinate in granito. Il cuore del borgo è la Piazza Maggiore, dove spicca la “dama delle fonti”, antica fontana di forma ottagonale in pietra rossa. Al Museo per via, all’interno di Casa Buffa Giacantoni, sono raccolte le testimonianze dell’epopea degli ambulanti girovaghi che questa zona partivano per percorrere a piedi itinerari impensabili in tutti i continenti. Prodotto tipico del Tesino sono “le Verde”, dei crauti preparati sminuzzando i cavoli cappucci e sottoponendoli a fermentazione lattica, da consumare fredde e condite. Si possono degustare al ristorante del Campeggio Valmalene, immerso nel verde, oppure a Castello Tesino al ristorante dell’Albergo Chalet Abete Rosso.
Ossana, all’ombra del castello conteso. In alta Val di Sole, Ossana si trova all'imbocco della Val di Peio, ai piedi delle cime del gruppo della Presanella ed è la sede del comune di cui fanno parte le frazioni di Fucine e Cusiano. Da tempi antichissimi il paese di Ossana fu il centro politico, amministrativo ed ecclesiastico dell’alta Val di Sole, sorto alla confluenza delle vallette di Vermiglio e di Peio. Per tutto il medioevo e in età moderna fu un fiorente villaggio, grazie soprattutto alla lavorazione del ferro delle miniere di Comasine nella vicina località di Fucine e agli scambi commerciali con le vicine valli lombarde. Il paese è dominato dalla torre del Castello di S. Michele, uno dei luoghi più iconici della val di Sole, la cui storia è in gran parte legata proprio a quella del castello, spesso conteso tra il vescovo di Trento e il conte del Tirolo e abitato da varie famiglie feudali. Sorge su di una collina che recenti scavi hanno confermato essere stata abitata fin dall’età del bronzo. si presenta come un classico avamposto di osservazione costruito in un punto di passaggio strategico. Forse risalente all’età longobarda, di esso abbiamo traccia scritta per la prima volta nel 1191. Il castello, cinto da due linee di mura e da un bastione cinquecentesco, ha nel suo possente mastio l’elemento più caratteristico. Alto 25 metri, esso domina la valle e rimane l’elemento architettonico meglio conservato dell’intero complesso.
Sempre nel cuore del paese, in una dimora del 1700, oggi sede della Fondazione San Vigilio, si può invece ammirare la “Stuva Nova”, una stanza arredata con pareti in legno intagliato e riccamente ornato, una preziosa stufa, quadri. e buona parte dell'arredo originale settecentesco.
All’ingresso del paese, nel Parco della Pace sul Colle Tomino, sorge il Cimitero monumentale austro ungarico dove nel 1917 venne realizzato il Monumento al Kaiserschütze Austriaco, opera dello scultore Othmar Schrott-Vorst. Parlando di prodotti del territorio è d’obbligo ricordare il formaggio Casolèt, un tipico formaggio di montagna a pasta molle, prodotto da latte crudo, da consumare fresco; ha un sapore dolce e delicato e si adatta a tutti i palati. Era il formaggio di casa per eccellenza, da consumare prevalentemente in famiglia nei mesi invernali. Ricorre spesso nei piatti della cucina locale che si può apprezzare al ristorante Antica Osteria in centro ad Ossana o al ristorante Il Mulino a Comasine di Peio.
Borgo Valsugana, tra paesaggi fluviali e reminiscenze venete. Principale centro della Bassa Valsugana, offre il più interessante paesaggio fluviale urbanizzato superstite in Trentino. Dominato dall’imponente Castel Telvana l’abitato è attraversato dal fiume Brenta, che ha contribuito a conferirgli una deliziosa impronta Veneta. Il carattere medioevale di Borgo è rimasto quasi integro nel suo assetto urbanistico, caratterizzato da un dedalo di viuzze, androni, cortiletti, mentre lungo la vecchia strada imperiale sorgono gli austeri palazzi rinascimentali e barocchi. All’interno dell’abitato sono numerosi gli scorci che vale la pena scoprire, tra i quali i portici del Lungobrenta, il ponte veneziano, l’antico Corso Ausugum con edifici di epoca tardorinascimentale e barocca, le chiese e alcune piazze.
Borgo Valsugana è una meta ideale per un viaggio sostenibile. Si trova infatti sulla linea ferroviaria Trento-Bassano ed è attraversata dalla ciclabile della Valsugana che collega Pergine e il Lago di Caldonazzo con Bassano del Grappa. 80 km lungo i quali si intrecciano cultura, storia e paesaggi naturali a cavallo tra Trentino e Veneto. Nel borgo un nuovo progetto artistico, denominato Sky Museum, è stato avviato da Arte Sella: insieme all’Amministrazione comunale sono state realizzate tre installazioni nel centro storico. Un tesoro da immaginare è invece Castel Telvana, che dall’alto del monte Ciolino domina l’abitato. Su Corso Ausugum (civico 21) si apre un arco con la “scala a Telvana”, che porta in meno di mezz’ora ai piedi del castello. L’interno non è visitabile in quanto proprietà privata, ma se ne possono ammirare le fattezze esterne – soprattutto l’alta torre e i possenti torrioni – da più posizioni, anche dall’alto, percorrendo diversi sentieri (si devono seguire le indicazioni «Passeggiata giro dei castelli»). A pochi chilometri da Borgo Valsugana, i boschi attorno l’abitato di Roncegno sono il cuore della produzione di castagne, a cui è anche dedicata una festa nel mese di ottobre. I piatti della cucina locale si degustano al Ristorante Al Legno in Val di Sella.
Caldes da agosto 2023 è diventato uno dei Borghi più belli d’Italia, il secondo della Val di Sole con Ossana, grazie ad una identità ben definita e alla capacità di valorizzazione del patrimonio storico e culturale. Il nome Caldes deriva da una sorgente di acqua calda, ora purtroppo scomparsa; già nel 1200 veniva citato come Caldis o Caldesio. Il borgo si è distinto grazie alla presenza di un insieme architettonico con elementi compositivi che evidenziano un’armonia tra ruralità e segni di nobiltà, da una viabilità interna storica ancora evidente, da una piazza suggestiva e dagli orti rappresentativi di una bellezza popolare.
L’elemento cardine di Caldes è il suo maestoso castello: inizialmente era solo una torre a cinque piani eretta intorno al 1230 - 1235, costruita per volere di Rambaldo ed Arnoldo da Cagnò. Nel 1464 la torre passò alla famiglia Thun che la ampliò, dando all’edificio l'aspetto attuale. Accanto al castello si trova la cappella dedicata alla vergine Maria.
Altri punti di interesse del borgo sono, la Chiesa di San Rocco, con il suggestivo altare ligneo attribuito a Simone Lenner e il suo campanile a cuspide piramidale in pietra; Palazzo Manfroni, mirabilmente conservato nel suo valore storico dai proprietari. In riva al Noce il Centro Sportivo delle Contre, attrezzato per gli sport fluviali e altre discipline sportive, nonché sede di formazione per il soccorso fluviale.
Il nucleo storico di Caldes presenta degli edifici con dei fronti caratterizzati da interessanti portali in pietra e bifore: es. casa Fattarsi, casa Lorengo, palazzo Manfroni ed altri edifici la cui caratteristica è di avere un importante prospetto verso la strada o la piazza ed un retro agricolo con fienili e orti. Si può visitare il paese e conoscere la storia inquadrando con un lettore i vari QR Code predisposti in vari punti dell’abitato. Caldes vanta anche dei personaggi famosi che stanno costruendo la storia del paese. Sono gli artisti Luciano e Ivan Zanoni. Luciano che per una festa in Località Contre creò mele e pere in ferro, da quel momento divenne così popolare da creare un albero di ulivo per la villa di Bill Gates a Seattle. Ivan, il figlio, dedica le sue creazioni al mondo animale, un gesto per ringraziare la Val di Sole da cui ha preso ispirazione. La cucina della valle si può apprezzare all’Agriturismo Il tempo delle mele proprio a Caldes, una cucina semplice ma anche ricercata che valorizza i prodotti del territorio.
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