La via trentina di Stefano Ghisolfi

Una vita per l’arrampicata

“L’arrampicata è un movimento naturale, istintivo. Non so da cosa derivi, forse dalla sopravvivenza, qualcosa che abbiamo tutti dentro. Anche i bambini che non sanno camminare iniziano ad arrampicare un po’ dappertutto”. Stefano Ghisolfi non ha mai smesso, ha arrampicato sempre e continuerà a farlo per tutta la vita.

Stefano Ghisolfi, climber mondiale

La scelta trentina

Potenza e forza nel gesto tecnico, concentrazione, controllo ed equilibrio nello sguardo, nella pazienza e nell’attesa di riuscire a costruire il traguardo pezzo a pezzo, spacchettando l’obiettivo. Torinese di origine, uno tra i più forti arrampicatori al mondo, Stefano ha scelto le falesie di Arco sul Garda e ne ha fatto la sua casa.

“Le possibilità che Arco e il Trentino offrono sono uniche. Ci sono tanti posti in cui si scala in Italia ma Arco offre pareti, anche tra le più difficili, in una zona veramente concentrata. A Torino avevo la possibilità di scalare ma dovevo prendere la macchina, fare ore di viaggio, e io volevo fare questo tutti i giorni della mia vita”. Qui, Stefano, a piedi o in bici, trova ciò che gli serve, pareti sempre più sfidanti  che gli permettono di superare di volta in volta il suo limite.

Stefano Ghisolfi, climber mondiale

L’arrampicata è per tutti

Chiunque può arrampicare. Stefano ha cominciato a gareggiare a 6 anni e non si è più fermato, fino al titolo mondiale. “Già da piccolissimo mi piaceva arrampicarmi dappertutto, sui muri, sui mattoni, sui pali della luce, sui cartelli stradali. Ai giardinetti, i miei giochi preferiti erano quelli dove bisognava stare appesi, dondolarsi, era proprio una cosa naturale per me. Mentre magari altri bambini avevano paura, io, invece, salivo come un ragno”.

I corsi in palestra iniziano dai 4 anni ma anche su roccia è possibile provare l’esperienza affidandosi a un maestro o a una guida alpina. Perché l’arrampicata è un’esperienza da vivere all’aria aperta, fianco a fianco con chi è più o meno esperto. A differenza di altri sport, una giornata in falesia mette insieme campioni e principianti perché le vie sono tante e possibili in parete, dal grado di difficoltà 3, la più semplice, fino alla 8 per i più esperti, e alla 9 per i fuoriclasse.

Stefano Ghisolfi, climber mondiale

L’arrampicata in sicura

“Per quanto riguarda la prudenza, non c’è un rischio elevato se si fanno tutte le cose bene con precauzione. Se si fa bene il nodo, si fa il doppio controllo con il compagno, il rischio è limitato quasi a zero. La sicurezza dell’arrampicata non è legata al limite ma a una serie di manovre che tutti devono conoscere prima di iniziare a scalare. Una volta che hai fatto tutte le cose in sicurezza, a quel punto, sei tranquillo per poter spostare più in là il tuo confine”.

Stefano in falesia ci vive, in tutte le stagioni, anche quando fa più freddo, perché è in inverno che i campioni grippano meglio. “Sono abbastanza razionale, cerco di pianificare tutto, cerco di guardare una via dal basso, studiarmi tutti i movimenti, capire già prima di partire cosa andrò a fare. Ma una componente importante è anche l’imprevedibilità, l’improvvisazione. Io cerco di capire dal basso ma poi quando sono su magari dovrò cambiare totalmente i miei piani e dovrò improvvisare, perché non si può stare ore o minuti appesi, è una questione di secondi, a volte anche meno”.

Vedere la linea

Il mondo dell’arrampicata è fatta di chiodatori e di scalatori. La maggior parte dei chiodatori sono anche ottimi scalatori ma non vale il contrario. Quella del chiodatore è una passione che corre in parallelo all’arrampicata. Un lavoro faticoso e anche una forma di altruismo e di umiltà. Perché quando un chiodatore intuisce una via, da terra o in parete, lavora per la comunità, anche se saprà che mai riuscirà a percorrerla. Chioda affinché qualcun altro possa affrontarla. È una forma d’arte, chiodare. E poi quando il chiodatore assegna una categoria a una via che ha appena attrezzato, ha bisogno che un climber la confermi, solo compiendola. Infatti, non esiste una certificazione ufficiale dei gradi di difficoltà. È la comunità che ne decreta il livello. E più la via è difficile, meno sono i climber in grado di portarla a termine e quindi di condividerne l’impegno.

 

Arrampicare la vita

La falesia si vive in compagnia. “Con un compagno poco esperto o che non ha scalato prima, il mio posto preferito è il Belvedere a Nago. Lì c’è un po’ di tutto, pareti molto facili ma che si affacciano sul lago e rendono tutto il fascino di un’arrampicata sul Garda. Per i più esperti, invece, i miei posti preferiti sono la Falesia di Padaro o la Falesia del Bus de la Stria”.

L’arrampicata è una palestra per la vita. “Qualsiasi cosa la affronto come fosse una via dell’arrampicata. Ho imparato a spezzettare gli obiettivi, a lavorare un pezzo per volta e a gestire le cose nonostante all’inizio sembrino insormontabili. Basta porsi obiettivi intermedi, cominciare a piccoli passi e poi man mano riesci a vedere la fine”.

 

Stefano Ghisolfi, climber mondiale

Arrampicare nella roccia

Stefano Ghisolfi è stato il primo e unico climber al mondo a vincere Excalibur, una linea breve, 9b+, disegnata su una parete liscia che strapiomba a 40° a Drena, nel regno delle falesie di Arco. Una via impossibile, tattica, tecnica, apparentemente senza appigli. Un progetto durato mesi che ha visto impegnati 3 tra i più forti arrampicatori al mondo di sempre. Oltre a Stefano, Adam Ondra e Jakob Schubert.

Stefano Ghisolfi | © Archivio Trentino Mktg

Climbing vista lago

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Pubblicato il 28/06/2024