PERCORSO CICLOPEDONALE DELLE VALLI DI FIEMME E FASSA
45 chilometri da pedalare ai piedi delle vette delle Dolomiti e delle maestose foreste della magnifica Comunità di Fiemme sul tracciato della storica Marcialonga
Lunghezza
La pista è lunga circa 45 km e attraversa le Valli di Fiemme e di Fassa. Il tempo medio di percorrenza stimato è di 4-5 ore.
Dislivello
Si tratta di una pedalata rilassante senza tratti difficili. L’unico dislivello impegnativo è quello che si incontra dopo Moena, verso Soraga, dove per una sessantina di metri si deve superare una pendenza dell’8%.
Servizi
Dal Passo di San Lugano scendendo verso Molina di Fiemme per risalire il torrente Avisio fino a Predazzo e poi a Pozza di Fassa, si incontrano aree di sosta, parchi e punti panoramici. Al km 11,5, in prossimità del bivio per Panchià, si trova un caratteristico ponte coperto sul torrente Avisio, il più antico rimasto in Trentino. A luglio 2015 è stato inaugurato a Predazzo il bicigrill Avisio, mentre nel corso del 2016 è stato inaugurato il nuovo collegamento da Molina a Passo San Lugano. Il servizio giornaliero (tranne il sabato) “Bike Express Fassa-Fiemme” tra Molina e Alba di Canazei consente di riportare comodamente alla partenza i ciclisti che scendono lungo la pista ciclabile. È attivo da giugno a settembre e si prenota presso l’ufficio dell’APT Val di Fassa - Ufficio Turistico di Mazzin, tel. 0462 609650, infomazzin@fassa.com entro le 18.00 del giorno precedente. Un secondo bicigrill è stato aperto nel 2017 alla periferia di Moena.
Percorso
La pista ciclabile della Val di Fiemme e della Val di Fassa si snoda tra boschi e fitte foreste di abeti e larici, mentre a fare da cornice sullo sfondo sono le maestose Dolomiti del Latemar e del Catinaccio. Attualmente sono stati realizzati due lunghi tratti, uno in Val di Fiemme (lungo circa 18 km), da Molina di Fiemme a Forno, e uno in Val di Fassa (lungo circa 24 km), da Forno a Fontanazzo subito prima di Campitello di Fassa. Il progetto prevede anche un ulteriore allungamento della pista fino ad Alba di Canazei.
Il percorso ricalca in gran parte il tracciato della Marcialonga e quello dell’antica ferrovia Ora-Predazzo. Il tratto iniziale, di circa 5,5 km, parte dal confine con la provincia di Bolzano al Passo di San Lugano, scende lungo la Val d’Aguai e Predaia fino a Castello di Fiemme, correndo lungo una vasta area prativa con numerosi punti di sosta. Un ampio parcheggio si trova in prossimità dell’incrocio con la S.P. 31 per il Passo del Manghen. Riprende ai margini sud dell’abitato di Molina di Fiemme, lungo il fiume Avisio. La pista prosegue per alcuni chilometri nel bosco, poi raggiunge la frazione Masi di Cavalese. Da qui, con una deviazione, seguendo la strada comunale, si può risalire verso Cavalese. Il percorso ciclopedonale prosegue ricalcando il sedime del tracciato della ferrovia Ora-Predazzo: gli imponenti ponti ferroviari in ferro sull’Avisio e sul Travignolo sono una interessante testimonianza di architettura del passato. A Lago di Tesero si attraversa il Centro di Fondo, punto attrezzato anche con servizi ed assistenza per le biciclette e sede nel 2013 dei Mondiali di sci nordico. Dopo aver superato Zanolin, Bosin e Roda, la pista raggiunge Predazzo in un tratto tra campi fioriti, masi e ampi panorami sulle montagne.
Nell’estate 2020 a Predazzo è stato aperto il nuovo bypass stradale dell’abitato: 5 km di ciclabile per pedalare in sicurezza e che consentono di percorrere nuovamente l’antico ponte ferroviario sul torrente Travignolo, costruito nel 1915 e utilizzato fino al 1963.
Dallo stesso paese di Predazzo una variante della strada provinciale conduce alle foreste del Parco di Paneveggio.
La frazione di Forno introduce la pista in Valle di Fassa, in direzione Moena, da qui il percorso prosegue verso Soraga, Vigo di Fassa e Pozza di Fassa, per poi raggiungere Mazzin e Campitello dopo aver pedalato per altri 6 km.
Punti d’interesse
A dominare le due valli dell'Avisio sono le Dolomiti Patrimonio dell'Umanità, montagne suggestive, i cui panorami lasciano a bocca aperta. Si rimane conquistati dalla bellezza e delle fitte foreste di abeti e larici che ricoprono i pendii. Sono innumerevoli le leggende e i racconti popolari sorti attorno a questi boschi, che per le genti della valle hanno rappresentato per secoli una risorsa fondamentale. Qui è nata la Magnifica Comunità di Fiemme, ente antichissimo che da secoli amministra e regolamenta la coltivazione dei boschi comunitari, da sempre ne ha difeso la proprietà e con essa la libertà delle sue genti. Non è un caso se, a differenza di altri luoghi, non troviamo sul territorio della valle rocche e castelli fortilizi a difesa di feudi e paesi.
Da Molina a Predazzo sono 20 km di pedalata rilassante, senza dislivelli impegnativi. Si attraversano poi boschi e piccoli borghi, che erano serviti, fino agli anni Cinquanta, dal tracciato della vecchia ferrovia Ora-Predazzo, in parte recuperato da questo percorso ciclopedonale. Vicino a Cavalese, quando si arriva in località Cascata, si può ammirare la grande massa d’acqua del rio di Val Moena, che con un salto di oltre 25 metri precipita nel laghetto sottostante. Dopo Predazzo, invece, non passano inosservati, alle spalle di Forno, i trampolini per le gare invernali di salto con gli sci, sede di gare internazionali e di due Campionati del Mondo.
Chi volesse raggiungere Paneveggio, percorrendo da Predazzo la Val Travignolo su viabilità ordinaria, vi troverà uno dei centri visitatori del Parco Naturale Paneveggio - Pale di San Martino. La foresta, tra le più celebrate dell’arco alpino, è rinomata per l’abete rosso di risonanza: fin dal Seicento, infatti, costruttori di strumenti musicali a cassa armonica, tra cui Stradivari, si recavano qui di persona per scegliere gli alberi più adatti.
La Val di Fassa è dominata dall’architettura di montagne celebri come il Catinaccio, le Torri del Vajolet, il Sassolungo, i gruppi del Sella e della Marmolada, che cambiano con la luce tingendosi di rosso al tramonto. Dall’estesa radura che si apre prima di raggiungere il ponte di Vigo di Fassa è doveroso ammirare sulla sinistra le selvagge creste del Latemar e del Catinaccio, con in mezzo il verde passo di Costalunga.