NELL’ARCA DELLA BIODIVERSITÀ
La fauna selvatica del Trentino non ha forse eguali nelle Alpi per ricchezza e varietà biologica a riprova dell’integrità ambientale di gran parte del territorio dove sono presenti le principali specie tipiche dell’arco alpino. Ma non mancano le rarità, dall’orso al gipeto alla lince
In un territorio come il Trentino, per il 30% sottoposto a forme di tutela, la capacità di mantenere alta la varietà biologica degli ambienti è un fattore fondamentale per la conservazione della biodiversità, per stabilizzare gli ecosistemi, o più semplicemente, mantenere l’ambiente in salute.
Viaggiando dentro questo scrigno della biodiversità si passa in pochi chilometri dagli intensi profumi mediterranei dell’Alto Garda alla maestosità degli ambienti glaciali d’alta quota, scoprendo una flora ricca di endemismi (in particolare in alcune zone nelle Alpi di Ledro e sul Monte Baldo), la ricchezza di un’avifauna nidificante e di una fauna selvatica che non ha eguali nelle Alpi: 36.120 caprioli, 29.946 camosci, 12.066 cervi, circa 90 orsi (risultato del più ambizioso e impegnativo progetto di ripopolamento faunistico mai realizzato in Europa), 13 branchi di lupi, 70 coppie di aquile reali, stambecchi, gipeto e lince. Un risultato tanto più apprezzabile se si considera che sul territorio trentino vivono e lavorano 538 mila persone, una scommessa vinta sul piano della convivenza uomo - fauna selvatica.
Tra gli ambienti che meglio denotano il paesaggio trentino vi sono le foreste che includono una variegata gamma di formazioni vegetazionali ed una fauna particolarmente ricca e diversificata di specie fra le più rilevanti a livello alpino. Gli ambienti forestali preservano una notevole varietà di specie ornitiche di interesse comunitario, presenti in contingenti numerici spesso significativi. I boschi, anche grazie alla loro estensione, sono inoltre ambienti di estremo valore per la mammalofauna che vede nella buona consistenza degli ungulati (cervo e capriolo), nella presenza di specie di rilevante interesse ecologico come ad esempio i mustelidi (tasso, martora, faina e donnola) e nel progetto di reintroduzione dell’orso bruno i segni più tangibili della loro qualità ambientale. La generale naturalità delle foreste è testimoniata dalla notevole ricchezza di specie di uccelli nidificanti, ben rappresentata dalla presenza di rapaci diurni e notturni, specie di chiaro significato ecologico, come l’astore, la poiana, il falco pecchiaiolo, la civetta nana e la civetta capogrosso, il gufo comune nelle foreste di abeti e larici. Anche il numero di specie di picchi presenti è un indicatore della naturalità delle foreste trentine. I boschi di conifere miste rappresentano l’habitat del gallo cedrone e del francolino di monte, due specie protette. L’estrema fragilità di alcune specie rispetto alle interferenze prodotte da alcune attività umane ha portato a forme di tutela molto rigorose, pena il rischio reale di estinzione. Così durante il periodo più delicato della riproduzione del gallo cedrone, dal 1 marzo al 30 luglio, nelle aree accertate di riproduzione della specie, in alcuni casi anche a ridosso di importanti skiarea, vengono sospesi tutti gli interventi antropici meccanizzati, i lavori di utilizzo e gestione selviculturale del bosco, i sorvoli a bassa quota di mezzi motorizzati. Le presenze di anfibi e rettili rispetto al fondovalle, è stata favorita dal mantenimento delle radure, torbiere, pozze bevaie e ambienti detritici, e da una generale diversificazione ambientale.
Rupi e versanti rocciosi costituiscono una importante tipologia ambientale di interesse faunistico, soprattutto per la rilevanza ornitologica determinata dalla nidificazione di specie di uccelli, molte delle quali di interesse comunitario perché fortemente minacciati. Gli ambienti rupestri di media e bassa quota rappresentano luoghi di pregio faunistico caratterizzati da una grande varietà di specie. Qui si registrano le maggiori densità di alcuni rapaci diurni (poiana, falco pecchiaiolo, gheppio, falco pellegrino) oltre a molti dei siti delle coppie di aquila reale nidificanti (soprattutto nei settori prealpini), ma anche il corvo reale e il biancone, quasi sparito negli anni ’80 e ora in sensibile aumento. Questi ambienti sono inoltre caratterizzati dalla presenza di diverse specie di chirotteri che occupano cavità naturali ed artificiali formando colonie estive e invernali e che negli ultimi decenni hanno cominciato a godere dell'attenzione che meritano, essendo la loro presenza fortemente condizionata da fattori di stress ambientale.
Molte delle specie che popolano gli ambienti d’alta quota sono considerate bioindicatrici, in quanto potenzialmente sensibili agli effetti dei cambiamenti climatici ed in particolare del riscaldamento globale o dell’abbandono della montagna. É il caso di specie come pernice bianca, sordone e fringuello alpino, il codirossone, il fagiano di monte, la coturnice nella fascia prealpina, e tra i mammiferi la lepre variabile. L’aquila reale è attualmente presente con circa 70 coppie. Anfibi e rettili alle alte quote sono meno numerosi; specie tipiche delle alte quote sono la lucertola vivipara e il marasso. Tre le specie più osservabili, la marmotta è considerata un importante elemento di naturalità delle montagne trentine. Lo stambecco grazie a diversi interventi di reintroduzione ha raggiunto una consistenza di oltre 400 capi.