Passeggiate nei vigneti de La Cadalora
Riscopri i luoghi della memoria
Due passi in pieno relax fra i verdi vigneti della bassa Vallagarina alla scoperta della sua natura, della sua storia e di uno dei suoi prodotti più preziosi…il vino!
Un itinerario attraverso il territorio agrario e la cultura contadina alensi da percorrere a piedi, ma come trovare la strada giusta? La Cadalora ha preparato per te una mappa da consultare direttamente sul tuo smartphone con il percorso da seguire e le indicazioni sui principali punti di interesse che incontrerai lungo la strada. A tua scelta se percorrere tutte le 21 tappe consigliate (11 km in totale) o se accorciare il percorso. Per rendere più piacevole l’esperienza ti verrà fornito anche il kit “A spasso con La Cadalora” in cui troverai una bottiglia di vino che potrai gustare lungo l’itinerario o comodamente a casa tua al termine della passeggiata.
1. La torre romanica di S. Margherita
La torre romanica di S. Margherita è il centro attorno cui ruota tutto il percorso. La sua costruzione risale al XIII secolo quando il 15 ottobre 1214 l’allora vescovo di Trento, Federico Vanga, emanò una “bolla” di fondazione di un ospitale e di una chiesa. A fianco dell’ospizio venne eretta la torre difensiva, segno che l’ospizio fungeva anche da rifugio contro le bande di briganti che imperversavano nella zona. Solo la torre è sopravvissuta alle altre costruzioni ed oggi, infatti, essa funge da campanile della chiesa parrocchiale ricostruita alla fine del 1800 sui resti dell’antico ospizio.
2. I Molini
Poco oltre si giunge alla contrada dei Molini, così nominata perché in essa operavano fin dal medioevo numerosi mulini. Di quelli più antichi, che hanno sospeso la loro attività nel secondo dopoguerra, sono rimasti alcuni resti: una ruota idraulica in legno ed una macina che porta impressa la data del 1263, visibili all’esterno del mulino dei “Toneti”. Sempre qui sono stati conservati altri materiali e attrezzature raccolti negli altri mulini.
3. I Mori
Proseguendo in direzione del Santuario di S. Valentino si incontrano le contrade Peloc, Mori e Sgardaiolo. La contrada dei Mori fornisce un tipico esempio di come attorno al maso originario si sia sviluppata un’intera frazione. Sicuramente l’edificio più interessante è quello della più antica casa colonica: attraverso un portico d’accesso che dà sulla strada si viene introdotti nella “era”(cortile interno) su cui si affacciano le varie costruzioni, altri porticati collegano poi le singole case o separano i più piccoli cortili interni.
4. Sgardaiolo
La contrada Sgardaiolo deve probabilmente il suo nome al fatto che, trovandosi all’imbocco della Val Cipriana, in essa abitava il “guardiano” che controllava i traffici da e per la valle.
5. La calchera
Gli abitanti di Sgardaiolo erano dediti soprattutto al lavoro di boscaioli e alla produzione di calce: poco oltre questo piccolo gruppo di case, in località Campo si trovano ancora i resti ben conservati di una “calchera”, il luogo dove venivano sistemati assieme al legname, i massi calcarei raccolti lungo il rio Val Cipriana i quali dopo un laborioso lavoro di cottura producevano la calce.
6. La strada romana
Proprio oltre la “calchera” inizia una strada sterrata che porta al santuario di S. Valentino. Si tratta dell’unico tratto di strada ancora in terra battuta di tutta la Vallagarina, un’antica strada romana risalente all’epoca dell’imperatore Tito (79-81 d.C.)
7. Il santuario di S. Valentino
Dopo circa un chilometro si arriva al santuario di S. Valentino. Il santuario sorge su di un “dosso” e domina quella parte della Vallagarina che si estende dalla chiusa di Serravalle fino quasi ad Avio, dallo spiazzo di fronte l’entrata della chiesa si gode una bellissima vista sulla valle sottostante. Le prime notizie del santuario risalgono al 1300, epoca in cui cominciarono i pellegrinaggi e le celebrazioni religiose, ma la costruzione della chiesa si protrasse, attraverso successivi ampliamenti per tutto il medioevo, soprattutto nel 1500 e 1600. Memorabile fu la celebrazione tenuta la prima domenica di settembre del 1645, giorno in cui venne trasportata nel santuario la reliquia del martire Valentino. Da quell’epoca, ogni anno, la prima domenica di settembre si ripetono le celebrazioni religiose. L’attuale aspetto del santuario e della casa di preghiera annessa sono frutto di un restauro risalente al 1982.
8. Via Crucis
Di notevole interesse è anche la strada che scende dal santuario di S. Valentino verso l’abitato di Marani. Si tratta della “Via Crucis”, la più antica via d’accesso al santuario lungo la quale si possono ammirarne i capitelli e la secolare vegetazione che fa da cornice al percorso religioso.
9. Maso Cumer
La parte dell’itinerario che si snoda sul conoide del rio S. Valentino permette soprattutto di vedere alcuni tipici masi agricoli, Maso Cumer e Maso le Pozze, che costituiscono i nuclei originari attorno ai quali nel corso dei secoli si sono sviluppate le piccole frazioni. Maso Cumer è il primo che si incontra sulla destra scendendo verso valle.
10. Il vigneto Sanvalentino
Risalendo verso Monte, a sinistra si incontra il vigneto Sanvalentino che giace nella parte più bassa del conoide di S. Valentino, luogo dove il Marzemino riesce ad esaltare le proprie caratteristiche: mineralità, sapidità, frutto e speziatura ma anche rotondità e piacevolezza. Degno di nota è il grande gelso che confina con la strada e che ricorda l’antica coltivazione del baco da seta. Coltura che in epoca veneziana ha reso la città di Ala un punto di riferimento per la produzione e il commercio dei velluti.
11. Il vigneto Gazzi
Più a nord, identificato da un cipresso solitario, si può vedere il vigneto Gazzi. Suoli molto calcarei di origine dolomitica ed esposizione a sud-ovest lo rendono un crù ideale per la coltivazione del Pinot grigio.
12. Maso le Pozze
Come a Maso Cumer anche qui a Maso le Pozze la struttura risponde alle esigenze connesse con la coltivazione della terra: costruzioni unitarie con la sovrapposizione dei piani adibiti a stalle e cantine, abitazione, fienile e solaio. La vocazione prevalentemente agricola della zona è confermata architettonicamente dalla presenza di vaste rastrelliere, congiunte ai ballatoi, i pontesei per l’essiccazione di cereali o legumi. Lo stesso cortile interno (“era”) solitamente circondato da muri favorisce l’allevamento di alcuni animali domestici di piccola taglia, soprattutto galline e conigli, ed è fondamentale nel periodo della battitura dei cereali. L’accesso dalla strada principale al cortile di solito avviene attraverso una porta ad arco o un breve porticato.
13. Il vigneto Vignalet
Vicino al bosco, identificato da una serie di cipressi si trova il “Vignalet”, in dialetto trentino “piccola vigna”. Ci troviamo nella parte più alta del conoide della Val Cipriana, luogo particolare per la sua esposizione. Qui il Sole arriva molto tardi al mattino, verso le 10.30, anche durante la maturazione ed è quindi posto ideale per avere grandi escursioni termiche tra notte e giorno che permettono di esaltare le peculiarità di una varietà unica e difficile come il Pinot nero.
14. Il vigneto Cadalora
Scendendo verso il paese di S. Margherita incontriamo sulla destra il vigneto Cadalora, anch’esso identificato da un cipresso solitario. È uno dei vigneti più antichi di proprietà della famiglia Tomasi, nel quale intorno agli anni ‘70 fu stato piantato lo Chardonnay. Il nome è legato all’Ora, il vento del Lago di Garda che soffia tutto l’anno e che rende questa zona asciutta e ben ventilata, il luogo ideale per la coltivazione della vite.
15. Maso Cadalora
Un altro esempio di maso è quello della Cadalora anche se la leggenda narra che nel medioevo in questo maso avesse covo una banda di briganti guidata da tale Fioravante e che proprio per questo motivo fosse stata costruita la torre di S. Margherita, a difesa della popolazione e dei viandanti di passaggio.
16. I Coleri
Proseguendo il percorso verso nord, 500 metri circa dopo S. Margherita, si incontra Maso Coleri, località degna di nota perché qui aveva sede nel corso della prima guerra mondiale il comando della prima linea italiana dislocata sulle pendici del Monte Zugna. Di quegli eventi sono testimonianza alcune iscrizioni sulla facciata della casa.
17. La strada imperiale
Proprio lungo il marciapiede si può notare un muro in sassi di epoca asburgica, ultimo tratto rimasto della strada imperiale che portava verso nord. Proprio qui si trova un cippo stradale che indica la distanza tra tale località e Innsbruck (200 chilometri esatti, provare per credere).
18. Serravalle
Il punto più a nord dell’itinerario è costituito dal paese di Serravalle. La pronuncia dialettale del nome “Seraval” richiama il fatto che il paese è sorto in una strettoia della valle, una chiusa dove sorgeva un attracco per le imbarcazioni che navigavano il fiume Adige ed un approdo per l’attraversamento dello stesso.
19. Zona dei muretti a secco
All’altezza della chiesa parrocchiale ci si immette sull’antica strada romana, che attraversa i campi di località Zarzini e Maiere (major – superiore) disposti sui conoidi del Monte Zugna. E’ questa una delle zone più interessanti dei percorso per ciò che riguarda il paesaggio agricolo e anche perché in questo tratto di strada collinare si gode una visione d’ insieme sui campi che coprono la vallata. La località Maiere che si attraversa è nota infatti per i tipici terrazzamenti, frutto di un lavoro secolare, grazie al quale si è destinato a coltura buona parte del fianco collinare. Questo particolare paesaggio agrario, affascinante per bellezza e perizia della tecnica di adattamento del terreno agli scopi umani, oggi rischia di andare perduto o di essere dismesso.
20. Il vigneto Majere
Proprio in questo luogo giace il vigneto Majere. Luogo che fino agli anni ‘70 del Novecento era totalmente coltivato a Casetta e poi trasformato in luogo di elezione per la produzione dello Chardonnay e di altre uve bianche. Agli inizi degli anni 2000 questo vigneto è stato acquistato dalla famiglia Tomasi e ripiantato con la varietà Casetta, che da sempre trovava in queste terrazze il luogo ideale per grandi vini da invecchiamento.
21. Rientro in cantina
Infine, dopo un tragitto di 11 km, si rientra attraverso la contrada dei Corbei nell’abitato di S. Margherita e si conclude poco sotto la piazza della Torre presso la sede dell’azienda La Cadalora.