Primiero Dolomiti Festival: Concerto di Ognissanti
XVIII Edizione
CONCERTO DI OGNISSANTI
- CANTORIA SINE NOMINE di Castelnuovo (TN)
CARLO ANDRIOLLO, direttore
- LABIRINTI ARMONICI di Borgo Valsugana (TN)
JOSEF HÖHN, violino
ALESSANDRO LANARO, CHIARA SARTORATO, viola
GIOELE GUSBERTI, violoncello
FRANCESCO MARIA CATALDO, violone
NIKOS BETTI, clavicembalo
ANDREA FERRONI, violino concertatore
Come con Monteverdi in Italia, così con Buxtehude in Germania si può considerare definitivamente chiusa l’età rinascimentale per aprire la porta al trionfo del barocco.
Una rivoluzione nella grammatica e nella sintassi musicale, determinata dall’affermazione della tonalità, dall’abbandono della polifonia per le strutture con il basso continuo, dallo stile concertante in cui voce e strumenti imitano gli idiomi specifici dell’una e degli altri in una sorta di continua competizione (dal latino concertare/combattere).
E poi soprattutto la nuova prospettiva espressiva intesa a valorizzare le emozioni, i cosiddetti “affetti” suscitati dall’“orazione”, presente o meno che fosse un testo da musicare.
Gli choc emotivi che giganteggiano nell’Italia del neonato melodramma, vengono mitigati in area nordica sub cultura protestante e indirizzati dalla destinazione liturgica ad una dimensione spirituale, ma non per questo meno efficace nella proiezione comunicativa.
Ad ascoltare una cantata come Nimm von uns, inno scrittoda Martin Moller nel 1584 durante una pestilenza, si comincia a comprendere perché nell’ottobre del 1705 il ventenne Johann Sebastian Bach si facesse concedere un permesso di quattro settimane (diventate poi quattro mesi) dai suoi superiori della Bonifaciuskirche di Arnstadt, presso la quale era organista, per andare a sentire Dietrich Buxtehude, facendo un viaggio a piedi di circa quattrocento chilometri per arrivare a Lubecca ed assistere alle celebri Abendmusiken nella Marienkirche.
Buxtehude tratta infatti le 4 strofe del testo seguendo con maestria il significato di un testo che è un appello contro l’ira di Dio.
Le palpitanti note ripetute così prevalenti nella Sonata di apertura creano un‘atmosfera inquieta dove il senso di disagio è aggravato dalla mancanza di una presentazione genuina della melodia corale.
Buxtehude sceglie di abbellire subito la melodia, creando sorpresa nell’imprevedibile passaggio da una voce all‘altra. Per la seconda strofa, l‘orchestrazione è ridotta a due violini, violoncello e organo, forse in riferimento alla parte dominante del basso corale.
L‘ultima riga “E nessuna persona potrebbe stare davanti a te” è presentata in un modo inquietantemente crudo.
La capacità del compositore di variare la melodia corale per adattarla perfettamente al testo è straordinaria: il melisma agitato sulla parola “straf” [punire] ne è un esempio.
Dopo un contrappunto così vario, sorprende la marcia schietta delle note da un quarto nel quarto verso. Il tono è ambiguo: sempre più fiduciosi o sempre più disperati? Il ritornello finale di “Amen” è brillante, e, alla fine, completamente risoluto.
Analogamente nelle altre cantate, per quanto meno impegnative in durata, Buxtheude lavora sulle colorature e sui cambi di metro (Befiehl dem Engel) oppure sottolinea la gioia e la speranza del tempo d’avvento con il famoso alleluja che conclude la cantata Der Herr ist mit mir, fiorito sopra un instancabile basso ostinato.
E giustamente in posizione conclusiva Jesu meines Lebens Leben un dolce canto di ringraziamento a Gesù che prosegue poi tra i chiaroscuri del mottetto per basso Ich bin die Auferstehung, sui versetti veterotestamentari del profeta Isaia, racchiude la potenza espressiva della musica di Buxtehude.
Dopo un‘intro-duzione sobria, si dipana una potente ciaccona basata su una sequenza di otto note su due battute ripetute quarantuno volte nella linea di basso.
Il potere ipnotico dell‘ostinato è esaltato dall‘armonia estremamente ricca e dall‘infinita varietà di tessiture, sia vocalmente che strumentalmente.
Alla pratica della variazione su basso ostinato, ossia con una “bassagaglia”, si conclude anche la Sonata terza di Romanus Weichlein (1652-1706) monaco austriaco allievo di Biber a Salisburgo. La sua meravigliosa raccolta di musiche “Encænia” indulge in un‘atmosfera di rapsodica malinconia tipica delle sonorità tirolesi.
Programma
- DIETRICH BUXTEHUDE (1637 – 1707)
Befiehl dem Engel, BuxWV 10 (2 violini e b.c.)
Der Herr ist mit mir, BuxWV 15 (2 violini e b.c.)
- ROMANUS WEICHLEIN (1652-1706)
Sonata III in la minore da “Encaenia musicescum 5 et pluribus instrumentis”, op.1
- DIETRICH BUXTEHUDE (1637 – 1707)
Nimm von uns, BuxWV 78 (2 violini, 2 viole e b.c.)
Jesu meines Lebens Leben, BuxWV 62 (2 violini, 2 viole e b.c.)
Mezzano, Chiesa Parrocchiale, ore 17.00