Cosa sta succedendo agli abeti rossi del Trentino?
Si tratta del bostrico, insetto che prolifera nei nostri boschi
Il segno più evidente sono le chiome di colore rosso ruggine degli abeti nei mesi estivi, che nulla ha a che fare con il foliage di autunno. Stiamo parlando dell’elevata proliferazione del bostrico nei boschi del Trentino, insetto che aggredisce prevalentemente la popolazione di abeti rossi.
Ma cos’è il bostrico? Perché si sta diffondendo così tanto? Cosa si può fare per rimediare? Proviamo a spiegarlo in quest’articolo.
Cos’è il bostrico?
Il bostrico tipografo (Ips typographus) è un piccolo coleottero (lungo 4-5 mm) di forma cilindrica e di colore bruno. È autoctono nei boschi del Trentino e attacca prevalentemente l’abete rosso, in cui si sviluppa sotto la corteccia scavando complessi sistemi di gallerie che formano dei disegni molto particolari che ricordano la scrittura: da questo deriva il nome “tipografo”.
Purtroppo, però, tali gallerie interrompono il flusso della linfa, portando inevitabilmente a morte le piante in breve tempo.
Perché sta diventando un problema?
Le popolazioni di bostrico tipografo sono presenti naturalmente nei boschi del Trentino. In condizioni normali, questo insetto svolge un ruolo importante dal punto di vista ecologico attaccando le piante deboli o giunte alla fine del loro ciclo vitale ma, a causa della tempesta Vaia e dei cambiamenti climatici, la sua presenza sta diventando epidemica.
La tempesta Vaia (ottobre 2018) soprattutto, avendo danneggiato moltissime piante, le ha rese vulnerabili all’infestazione di questo insetto. Il materiale legnoso schiantato a terra ha costituito un importante disponibilità di cibo per il bostrico tipografo, che ha avuto la possibilità di riprodursi in maniera straordinaria, aumentando la sua densità.
A favorire poi la sua diffusione del bostrico ha concorso il lungo periodo caldo e siccitoso che abbiamo avuto in primavera e in estate.
Le piante sopravvissute alla tempesta sono quindi diventate estremamente vulnerabili all’attacco dell’insetto, in parte perché indebolite e in parte per la grande pressione dell’insetto.
Che conseguenze ha sugli alberi?
Sia gli adulti che le larve del bostrico scavano gallerie sotto la corteccia degli alberi interrompendo il flusso della linfa e causando la morte della pianta.
Le conseguenze visibili sono legate al colore della chioma degli abeti attaccati, che assume un colore che vira dal giallo ambra fino al rosso ruggine. In tal caso, in genere, significa che gli insetti si sono già involati.
Nella fase finale, le piante presentano una colorazione grigia per la perdita completa degli aghi; in quest’ultimo caso gli insetti si sono allontanati già da diverso tempo, portando la pianta a una morte rapida.
Cosa si può fare per contenere l’epidemia?
Le autorità fitosanitarie e forestali dei territori colpiti sono impegnate, attraverso una gestione attiva, nelle attività di monitoraggio e di contenimento delle popolazioni di Bostrico.
L'azione più efficace, per contenere la popolazione del bostrico è l’individuazione precoce degli alberi infestati e il loro immediato abbattimento, seguito da esbosco o scortecciatura. Ovviamente va fatto con molta attenzione, evitando di esporre il terreno al rischio idrogeologico.
Invece, nel caso in cui le chiome siano già arrossate o grigie può essere conveniente lasciare le piante in bosco a protezione di quelle ancora sane, sia perché fungono da schermo per la radiazione solare, sia perché al loro interno sono ancora presenti gli antagonisti naturali del bostrico, che possono contribuire al suo contenimento.
I tempi della natura
L’attuale infestazione rappresenta, nella sua straordinarietà, un fenomeno naturale che deve essere gestito pur nella consapevolezza delle difficoltà operative legate a un fronte di attacco particolarmente ampio. La popolazione, prevista in aumento per i prossimi anni, arriverà ad un numero tale da comportare obbligatoriamente una forte autolimitazione, a causa sia della competizione riproduttiva e nutrizionale sia degli antagonisti naturali e della resistenza delle piante che riusciranno ad adattarsi alle mutate condizioni ambientali, anche grazie agli interventi di gestione del bosco.
Inizierà quindi una nuova fase di sviluppo del bosco, con l’ingresso di nuove specie di alberi che - nello spazio temporale di almeno un secolo - porteranno ad una diversificazione della composizione del bosco, rendendo l’intero ecosistema più resiliente ad eventuali fenomeni catastrofici che potranno verificarsi in futuro.